IL BRACCIO E LA MENTE


L'allenamento come momento di definizione delle nostre consapevolezze

Quando non gioco bene e non sono in forma ho notato che tendo sempre a pensare troppo, a pensare a come colpisco o dovrei colpire la palla, a quanto sbaglio, a cosa devo fare, mentre quando gioco bene non accade il contrario in positivo,ma semplicemente non penso troppo, gioco d'istinto e non mi concentro sugli errori. È questo un aspetto migliorabile e allenabile? Marco da Firenze

Il quesito proposto da Marco è un caso abbastanza emblematico. Quante volte ci troviamo a giocare una partita, pervasi, assaliti da pensieri di tutti i tipi? Positivi (raramente) e negativi (molto più spesso). Il mio punto di vista parte da un aspetto particolare: la capacita di sviluppare la consapevolezza di "chi siamo?" "cosa sappiamo fare?" e "dove possiamo spingerci?"
L'allenamento  è senza dubbio importante, fondamentale per consentirci di avere chiare le nostre potenzialità, i nostri limiti, i nostri punti migliorabili. È il momento in cui noi verifichiamo Il nostro stato di forma e quindi sviluppiamo le nostre sicurezze, le nostre certezze. È il momento in cui dobbiamo assolutamente capire, sulla base delle nostre capacità, qual è il nostro "ambiente", l'ambito all'interno del quale so di potermi esprimere. Chi mi conosce sa quale significato do a questa definizione: l'"ambiente" (l' "atmosfera") a cui mi riferisco e quello in cui noi abbiamo la possibilità di esprimerci con la totale tranquillità!  Provo a spiegarmi con un esempio: quando devo andare a scuola o devo andare al lavoro o in un qualunque posto che per me costituisce una situazione routinaria, non "perdo troppo tempo" a scegliere i miei vestiti, a cercare l'abbigliamento adatto, l'abbigliamento che in un certo senso rispecchia quello che sono in quella situazione. Per il semplice fatto che ho piena consapevolezza di chi sono, chi voglio sembrare e cosa indossare per sentirmi a mio agio. Questo significa che quando riconosco di saper esprimere quel livello di gioco di sentirmi parte di quell'ambiente, che riconosco come effettivamente mio, non devo pormi problemi se non quello di esprimere me stesso. Questo vuol dire che se in allenamento io verifico il mio stato di forma e le mie capacita, se verifico quanto io mi consideri idoneo per questo ambiente, per quel determinato livello, che inizierò a riconoscere come mio livello naturale, non dovrei avere nessun problema, una volta entrato in campo, a cercare la conferma di quello che sono e che riesco ad esprimere.
Questo comporta che quando io sono in campo la prima mia preoccupazione, anzi, meglio, il mio primo pensiero deve solo ed esclusivamente essere quello di essere me stesso. Mentre invece, molto spesso, quando c'è qualcuno ad assistere al nostro incontro, la tendenza è quella di preoccuparsi di dimostrare al pubblico, qualcosa che effettivamente non è parte del nostro repertorio. Detto ciò, quindi, e ribadito che in partita io dovrei semplicemente mettere in campo quello che sono, avrò la possibilità di pensare a ritrovare i miei colpi, nella fase di riscaldamento, per potermi concentrare esclusivamente sulla tattica da adottare. In caso di eventuale e sempre possibile momento di calo, dovrò preoccuparmi di recuperare i miei colpi, senza i quali nessuna tattica potrà essere considerata idonea per il mio gioco. La capacità di esprimere il mio tennis dovrà costituire l'opportunità per suscitare pensieri positivi, sempre migliorabili in caso di successo, anche solo in termini di singoli punti vinti.
I momenti difficili andranno affrontati con una analisi quanto più possibile obiettiva, dei motivi di insuccesso, partendo dalla ricerca del proprio livello di gioco e delle cause che non mi consentono di esprimere il mio potenziale, per realizzare il mio progetto tattico (sempre che il mio progetto sia adeguato alle mie capacità). Il ritrovare me stesso sara una crescente iniezione di fiducia e di ottimismo. La consapevolezza, quindi, raggiunta in allenamento e nel riscaldamento pre-partita, svolgerà un ruolo fondamentale per ridurre lo stress e l'ansia che a volte ci predispongono a pensieri negativi (riducendo i rischi di "pensare a come colpisco o dovrei colpire la palla" durante lo svolgimento del match, come diceva il nostro Marco) e per darci invece l'opportunità di verificare positivamente il nostro grado di predisposizione all'impegno, con la serenità di vivere in un "ambiente" di cui ci sentiamo tranquillamente partecipi.
Riassumendo, quindi, conferiamo più importanza all'allenamento come momento di chiarimento o scoperta delle nostre capacità. Da queste verifiche che effettuiamo in allenamento, creiamoci una consapevolezza, una sicurezza nel nostro gioco che ci garantirà un approccio più sereno all'ingresso nell'"ambiente", nella "atmosfera" che avremo imparato a sentire nostra!
Alla prossima!

Giuseppe Giordano

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