Ansia

Ansia, una parola che spaventa tanti, preoccupa alcuni e impegna quelli che potremmo definire i più responsabili, tra tennisti e persone comuni.

Cerchiamo di capirne di più.

L'ansia viene distinta in ansia di Stato o di Tratto, a seconda che si tratti di uno stato temporaneo, transitorio, legato a una situazione particolare, o che sia una predisposizione del soggetto (i cosiddetti "ansiosi", che tendono ad interpretare qualunque cosa li impegni come una sfida o una preoccupazione).

Alcuni studiosi indicano l'ansia come la manifestazione di sentimenti negativi di apprensione, di pericolo.

L'ansia più vicina a noi sportivi è quella che spesso viene definita "da prestazione", più propriamente "di stato", cioè quella legata a un'attività particolare, ad esempio l'affrontare una gara, un impegno (nel nostro caso sportivo), cercando di farlo al meglio.

Personalmente preferisco leggere nello stato di ansia dei miei allievi, una situazione di tensione (e solo in alcuni casi, di paura e preoccupazione), dovuta spesso al desiderio inconscio di voler esprimere un potenziale di cui non si dispone.

Ma cosa scatta, nel momento in cui ci rendiamo conto di dover affrontare questa situazione?

Dalla mia esperienza ho potuto desumere che l'ansia è spesso una situazione nella quale noi stessi andiamo a immergerci, nel momento in cui, in vista di una prestazione (una gara, ma anche un allenamento) sentiamo l'esigenza di dover "dimostrare" qualcosa a noi stessi, al pubblico, all'avversario... E questo può diventare un problema, nel momento in cui quel che voglio dimostrare non si limita a quello che effettivamente io posso essere... Molto spesso non ci accontentiamo di prepararci all'impegno sportivo con l'obiettivo di fare quello che sappiamo fare e che serve, ma di "strafare", di far vedere quanto siamo bravi, di evitare le critiche di chi ci osserva.. Ci preoccupiamo di fare, in poche parole, tutt'altro rispetto a quello che normalmente sapremmo fare!

E quindi?

Basterebbe fare un’analisi delle nostre reali capacità! Sarebbe opportuno avere consapevolezza delle nostre qualità e dei nostri limiti, per poter esprimere noi stessi! Verificando il tutto in allenamento e scoprendo in allenamento quel che posso permettermi di chiedere a me stesso in occasione dell’impegno sportivo.

Sono solito fare esempi banali per convincere i miei allievi:

Pensiamo ad un qualunque professionista. Un Idraulico, ad esempio: preparandosi all'intervento dal cliente (a cui deve dimostrare la sua professionalità), si preoccupa di verificare l'idoneità degli attrezzi nella sua valigetta da lavoro; li controlla e li mette in ordine. Sul posto cercherà di capire il motivo del suo intervento, troverà la giusta strategia di intervento; agirà. E se malauguratamente un cacciavite non dovesse funzionare alla perfezione (si fosse rovinato?) cercherà una strada alternativa, sostituendo l'attrezzo malfunzionante con altri o operando con altre manovre! Cambierà strategia! Ma sempre cercando la soluzione alla sua portata e con gli attrezzi a sua disposizione!

E, in analogia, cosa dovrebbe fare il tennista?

Prima di iniziare dovrebbe verificare se i suoi strumenti da lavoro (i muscoli, le articolazioni, i colpi, l'attenzione, ecc.) sono pronti per affrontare il match! Il significato dell'allenamento quotidiano dovrebbe essere primariamente questo! E se oggi non gli funzionasse a dovere il diritto? Potrebbe cercare di spostarsi un po' di più sul rovescio; oppure cercare comunque soluzioni che non richiedono l'uso del diritto; o realizzare una strategia di gioco che possa garantirgli per lo meno di non far dipendere la gara dal suo diritto "spuntato".. Cercare una strategia alternativa. L'idea dominante comunque dovrebbe essere quella di mettere in campo se stesso, adeguando alle richieste del suo cliente (l'avversario, la gara) le sue odierne capacità (sapientemente e serenamente saggiate nell'allenamento quotidiano e nel riscaldamento).

Se così fosse non dovrebbe sorgere nessun tipo di apprensione, di ansia..

E se l'ansia lo assalisse comunque durante la partita o sui punti importanti?

I Maestri sanno già come allenare i propri allievi ad affrontare queste situazioni; l'allenamento prevede esercizi idonei per affrontare simili situazioni.
Posso però dirvi che personalmente, oltre a consigliare pause appena più lunghe durante i punti e una respirazione più profonda, per agevolare il recupero dei normali ritmi delle funzioni nervose e fisiologiche, invito i miei allievi a concentrare le proprie attenzioni in ogni punto, a pensare che ogni punto debba essere affrontato con la solita determinazione, indipendentemente dal punteggio, e che il peso del punto eventualmente, vale per me come per l'avversario e quindi il risultato dipende dall'atteggiamento degli sfidanti, prim'ancora che dal tennis o dalla strategia che loro metteranno in campo. Per citare un passo del libro di Brad Gilbert, i punti importanti sono quelli "preparatori", quelli che mi portano a giocare il match point! E allora in quest'ottica ogni punto va interpretato come punto importante, come utile e indispensabile per avvicinarmi alla vittoria!

Impariamo, quindi, a conoscerci, durante gli allenamenti! Impariamo a predisporci a mettere in campo quello che siamo! Senza farci distrarre da altre pretese! Probabilmente potrà bastare per vincere un incontro!

E se poi il pubblico non dovesse essere soddisfatto della nostra prova? Che vada ad assistere ad altri match; noi abbiamo da affrontare le nostre sfide!

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