IL BRACCIO E LA MENTE


Consigli generali per un ottimo approccio all'allenamento, al match e alla definizione degli obiettivi

Mi sono pervenute due richieste differenti ma che ho pensato di accomunare. Un maestro mi chiede di riassumere alcuni principi semplici ed elementari da suggerire ai suoi allievi, su come gestire la partita e l'approccio ad essa. Un atleta, ex tennista che ha deciso di tornare ad allenarsi con un certo impegno, mi chiede come approcciare il suo rientro all'attività sportiva ed agonistica.

Ho pensato di fornire qualche spunto elementare, valido a carattere generale, ma che ognuno può approfondire ed intensificare a piacimento, sempre nel rispetto delle sue capacità e delle proprie prospettive. Un punto che ritengo fondamentale è conoscere se stessi, le proprie capacità, i propri obiettivi in virtù anche dell'età, del tempo da dedicare all'attività e a tutti gli altri impegni, fisici e mentali, che "colorano" la propria vita. In una prospettiva di questo tipo, la pianificazione dell'attività, in termini di allenamenti e di gare da disputare, ci porterà a crearci degli obiettivi, a lunga, media e breve scadenza, che ci daranno i tempi e le specifiche per programmare i nostri impegni. Non dimentichiamo che la definizione degli obiettivi non può prescindere dalla consapevolezza delle nostre caratteristiche e delle nostre potenzialità. Se tali obiettivi risultano adeguati, non ci dovremo aspettare confusioni, ansie, preoccupazioni e soprattutto fretta di raggiungere i risultati.
Sarà bene fermarsi, una volta raggiunto ogni traguardo per valutare il risultato e godersi la soddisfazione del successo relativo, che sarà poi importante per fornirci nuovi stimoli. I primi incontri, per chi ricomincia a sentirsi agonista, saranno orientati a verificare quanta affidabilità ci garantisce il nostro gioco e individuare nuovi traguardi o semplicemente tornare a lavorare su quanto non abbiamo ancora consolidato. Lo scopo del nostro lavoro, dal punto di vista mentale, dovrà comunque essere quello di conoscerci e sentirci sicuri di poter in qualunque momento contare sui nostri mezzi! Quel che dovremo sicuramente evitare in fase di allenamento sarà la voglia di strafare, di precorrere i tempi, di non rispettare gli steps che, dopo un'attenta analisi, ci siamo prefissati. Meglio arrivare con calma alla consapevolezza dei nostri mezzi, anzichè lanciarsi nella mischia con pericolosi dubbi destabilizzanti!
E in partita? e nel prepartita? Il peggior pericolo è l'ansia! L'ansia da prestazione, l'ansia della verifica che tutto ciò che ho fatto e preparato l'ho fatto bene e mi porta ai risultati! L'ansia di verificare che sono pronto a vincere! Dovrò comunque essere consapevole che qualche caduta ci potrà essere, ma spetterà poi a me valutarne i motivi e adottare i relativi adeguamenti.  Quando sto entrando in campo farò bene a pensare di verificare, nei palleggi, di quali mezzi dispongo oggi e cercare di entrare in confidenza con me e i miei colpi. Entrando in campo dovrò cercare le sensazioni che mi fornisce il mio tennis e che siano quelle giuste. Solo dopo aver sentito il mio corpo, potrò pensare al mio avversario! Cosa potrei fare se mi lasciassi preoccupare oltremodo dal gioco del mio avversario se non sapessi ancora di quali strumenti oggi posso usufruire?
Il falegname o l'idraulico prima di iniziare un qualunque intervento, verificano che nella loro cassetta ci siano gli attrezzi giusti e che siano pronti per quell'intervento: il tennista entrerà in campo verificando che i suoi attrezzi (il diritto, il rovescio, ecc.) siano pronti ad essere utilizzati, e soprattutto l'idea di poter contare sui propri attrezzi lo farà sentire sempre più pronto ad affrontare l'avversario. Durante l'incontro, poi, il mio solito consiglio è quello di parlarsi, in termini positivi, di fermarsi al termine di ogni punto e valutare il proprio stato (di carica, se soddisfatto di quanto realizzato, o di ricarica, in caso di errore o di perdita del punto). La serenità è di basilare importanza: se impariamo a tenerci sempre sotto controllo in tutto ciò che facciamo, se verifichiamo che quel che stiamo facendo risponde a quanto programmato, se ci sproniamo a fare con convinzione ciò che abbiamo previsto, adottando eventuali indispensabili regolazioni e correzioni (e nel tennis al termine di ogni punto e nei cambi di campo lo possiamo fare), saremo sempre in grado di trovare la giusta presenza e la giusta predisposizione a dare alla nostra mente lo spazio che gli compete.
Permettetemi di ricordare, non è retorica, che il tennis, per la maggior parte di noi, è un divertimento, dal quale trarre soddisfazione: proponiamoci sempre come atleti impegnati a dare il massimo di noi stessi, consapevoli dei nostri limiti e delle nostre prospettive. I nostri obiettivi devono essere adeguati a quanto possiamo realmente dare, anche se un pò più in là siamo autorizzati ad esporci. Sognare non ha mai fatto male a nessuno! Illudersi ed esagerare invece si! e allora Buon Lavoro!!

Giuseppe Giordano

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